La traviata
di Giuseppe Verdi
Violetta Valéry cortigiana (soprano)
Flora Belvoix amica di violetta (mezzosoprano)
Annina serva di violetta (soprano)
Giorgio Germont il padre di alfredo (baritono)
Alfredo Germont figlio di Giorgio e amante di Violetta (tenore)
Gastone visconte di Letorières (tenore)
Il marchese d’Obigny (basso)
Il barone Douphol (baritono)
Il dottore di Grenvil (tenore)
Giuseppe servo di Violetta (tenore)
Un servo di Flora (basso)
Un commissario (basso)
Coro signore e signori amici di Violetta; zingarelle e matadores
Breve storia della composizione dell’opera
La traviata s’ispira al romanzo di Alexandre Dumas (il figlio) La Dame aux Camélias, romanzo che si basava su una vicenda di cronaca: la morte di Alphonsine Plessis, cortigiana ventitreenne amica di molti intellettuali del suo tempo, incluso il suo biografo. Questo romanzo venne pubblicato nel 1848 e fu successivamente adattato per il teatro. Si chiamava la signora delle camelie perché la cortigiana portava uno di questi fiori bianchi quando era disponibile e rossi quando non lo era. Questa storia piacque così tanto a Verdi che decise di farne un’opera con l’aiuto di Francesco Maria Piave che ne scrisse il libretto. La censura veneziana chiese però a Verdi di retrodatare l’ambientazione, altrimenti l’opera sarebbe potuta sembrare un’accusa d’immoralità nei confronti dell’aristocrazia contemporanea. Alla prima, al Teatro La Fenice di Venezia il pubblico fu indignato da questa storia di cortigiane e i loro aristocratici protettori. Su questa debacle Verdi scrisse con grande preveggenza: “La traviata, ieri sera, fiasco. La colpa è mia o dei cantanti? Il tempo giudicherà”.
Atto I
Violetta Valery è una giovane cortigiana parigina che il barone Douphol,il suo protettore, fa vivere nel lusso. Violetta, però, è malata di tisi e la vita che conduce contribuisce a peggiorare le sue condizioni di salute. Una sera, per dimenticare la malattia che la affligge, Violetta invita i suoi amici ad una festa a casa sua. Durante la festa Gastone le presenta il suo amico Alfredo Germont, un giovane di buona famiglia che è innamorato di lei. Dopo aver brindato allegramente (“Libiamo ne’ lieti calici”), la compagnia si trasferisce nella sala da ballo. Violetta invece sviene e Alfredo le raccomanda di badare di più alla sua salute, e le confessa di amarla dalla prima volta che l’ha vista (“Un dì felice, eterea”). Violetta è sorpresa ma gli dona una camelia e gli dice di presentarsi da lei il giorno dopo, quando il fiore sarà appassito. Alfredo se ne va felice. Quando finisce la festa e Violetta rimane sola, ripensa alle parole di Alfredo e si domanda se per lei sarebbe possibile innamorarsi e cambiare vita; ma la sua conclusione è che tutto quello che può fare è vivere “Sempre libera”. L’idea dell’amore però a cominciato ad insinuarsi nella sua mente.
Atto II
Violetta e Alfredo si sono trasferiti nella casa di campagna di Violetta, lontano da Parigi. Qui i due innamorati vivono una vita felice e tranquilla. Violetta ha cambiato vita per amore di Alfredo, e a lui sembra di essere in paradiso (“De’ miei bollenti spiriti”). Tuttavia Violetta, per far fronte alle spese, deve vendere i suoi averi; quando Alfredo lo scopre, decide di partire per Parigi per pagare i debiti della sua amante. Sfortunatamente, mentre Alfredo è a Parigi, suo padre, Giorgio Germont, arriva in casa di Violetta e la accusa di dilapidare la ricchezza di Alfredo e di rovinare la reputazione della sua famglia tanto da compromettere l’imminente matrimonio di sua figlia. Violetta gli dimostra che non è così e che è stata lei a provvedere alle spese vendendo i suoi averi. Germont capisce che Violetta prova dei sentimenti sinceri per il figlio e che è ormai un’altra persona. Nonostante questo, le chiede di fare un sacrificio: lasciare Alfredo per sempre, perché il suo legame con lui non è socialmente accettabile. Violetta dovrà rinunciare ad Alfredo perché sia salvaguardato il nome della sua famiglia e perché sia fatto il bene di sua figlia, “Pura siccome un angelo” . Violetta è sconvolta all’idea di dover separarsi per sempre da Alfredo, ma alla fine il vecchio genitore la convince e Violetta, rimasta sola, scrive una lettera ad Alfredo in cui gli dice di avere nostalgia di Parigi e della vita mondana che vi conduceva. Alfredo torna in casa proprio in quel momento, si accorge che deve essere successo qualcosa di grave, ma Violetta nasconde le lacrime e lo prega di amarla quanto lei lo ama (“Amami, Alfredo!”). Tuttavia, dopo che Alfredo legge la lettera, è fuori di sé dalla rabbia. Suo padre, che non si è allontanato, rientra in casa per consolarlo e per cercare di convincerlo a tornare a casa con lui, in Provenza, dalla sua famiglia (“Di Provenza il mar, il suol”). Alfredo non lo ascolta nemmeno perché è deluso e furente. Sapendo che Violetta si recherà quella sera stessa alla festa della sua amica Flora a Parigi, decide di raggiungerla lì.
Alfredo arriva alla festa di Flora dove gli invitati stanno per ammirare le danze delle zingare chiamate da Flora per intrattenere i suoi ospiti; (“Noi siamo zingarelle, È Piquillo un bel gagliardo”). Violetta arriva accompagnata dal barone Douphol. Alfredo gioca a carte con il barone e vince una grande somma di denaro. Violetta lo chiama e lo implora di andarsene: gli dice di essere ancora innamorata del barone. Alfredo fa una scenata di gelosia davanti a tutti gli invitati e getta i soldi ai suoi piedi, per poter dire che lui l’ha pagata. Violetta sviene. Tutti gli invitati condannano il gesto di Alfredo, anche suo padre che nel frattempo è arrivato alla festa. Violetta perdona Alfredo perché lui non può capire che lei si sta comportando così proprio perché lo ama (“Alfredo, Alfredo, di questo core”).
Atto III
Violetta giace a letto gravemente malata e sente che ormai le resta poco da vivere: dice addio a bei sogni del passato e invoca il perdono di Dio (“Addio del passato”). Giorgio Germont le ha scritto una lettera in cui le spiega che ha detto tutta la verità ad Alfredo: lo ha messo al corrente del sacrificio che lei ha fatto, e ora lui sta tornando a Parigi per chiederle perdono. Violetta lo attende con ansia. Infine Alfredo arriva e quando i due amanti si rivedono sentono rinascere la speranza (“Parigi, o cara”); Violetta vorrebbe andare in chiesa a ringraziare Dio, ma sviene; si rende conto che ormai sta morendo, proprio adesso che più che mai vorrebbe vivere (“Gran Dio, morir sì giovane”). Anche il padre di Alfredo, pentito di quello che ha fatto, fa in tempo a chiedere perdono a Violetta prima che lei si spenga.
Ricapitoliamo!
1. Violetta
a. è una ragazza per bene
b. è in buona salute
c. non beve alcolici
2. Alfredo
a. è indigente
b. riceve una camelia da Violetta
c. non aveva mai visto Violetta prima della festa
3. Il padre di Alfredo
a. approva la relazione di suo figlio con Violetta
b. invita Violetta alle nozze di sua figlia
c. vuole che Violetta rinunci a suo figlio
4. Nella lettera che Violetta scrive ad Alfredo
a. lei mente
b. gli dice che lo ama follemente
c. dice che non vuole più andare a Parigi
5. Il barone Duphol
a. e Violetta si rivedono a Parigi
b. Violetta non vuole più vedere nessuno
c. Violetta vede soltanto la sua amica Flora
6. Alla festa di Flora
a. non balla nessuno
b. Alfredo balla con Violetta
c. gli zingari eseguono delle bellissime danza
7. Durante la festa
a. Alfredo è arrabbiato perché ha perso un sacco di soldi
b. è terribilmente geloso del barone Duphol
c. si ubriaca e balla con le zingare
8. Alla fine
a. Violetta è guarita e sta abbastanza bene
b. sta per morire
c. non crede più in Dio
9. Alfredo e Violetta
a. sperano di avere un futuro insieme
b. Violetta ha solo bisogno di riposarsi un po’
c. non possono più stare insieme perché lui ha sposato un’altra